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Il Fratello Tossico della Terra, Venere

L’applicazione alle condizioni primordiali di Venere di modelli usati per prevedere i cambiamenti climatici sulla Terra ha dimostrato che il pianeta, circa 2.9 miliardi di anni fa, avrebbe potuto avere una temperatura mite, intorno agli 11 gradi Celsius. Inoltre, per molto tempo ci sarebbero state condizioni adatte alla presenza di un oceano di acqua liquida e quindi anche alla vita. Questi studi sono stati riportati in un articolo pubblicato su “Scientific American” e sulla rivista “Geophysical Research Letters” il 10 Agosto 2016 da Shannon Hall.

Venere è, senza ombra di dubbio, il fratello tossico della Terra. I due pianeti, simili per dimensioni e densità sono però oggi molto diversi per condizioni climatiche. Il nostro vicino planetario ha temperature superficiali così alte da sciogliere il piombo, venti fortissimi ed una pressione al suolo di 90 volte maggiore rispetto a quella terrestre.

La grande differenza è nella distanza dal Sole. Venere è circa 41000 mila chilometri più vicino e riceve il doppio della luce solare rispetto alla Terra. Circa 3 miliardi di anni fa, un Sole un poco più debole avrebbe però probabilmente permesso a Venere di essere relativamente freddo.

Michael Way, del Goddard Institute for Space Studies della NASA e I suoi collaboratori, hanno applicato modelli climatici tridimensionali per prevedere i cambiamenti climatici causati dall’uomo sulla Terra, alle condizioni primordiali di Venere.

Il gruppo di ricerca ha simulato come potesse essere il clima 2.9 miliardi di anni fa, quest’epoca così remota ha richiesto ai ricercatori di fare alcuni assunti plausibili sulle fasi primordiali del pianeta: per esempio, postulare che avesse un oceano profondo solo il 10% del volume della Terra attuale. Il modello creato è stato fatto girare anche per le condizioni di Venere di 715 milioni di anni fa e si è scoperto che anche sotto il calore aumentato del Sole il pianeta si sarebbe riscaldato solo di 4 gradi Celsius. Un aumento così lieve della temperatura avrebbe permesso all’oceano liquido venusiano di permanere per molti anni. 
Le nuvole hanno giocato un ruolo cruciale, sono rimaste ammassate sul lato diurno del pianeta agendo come uno scudo luminoso in grado di riflettere la luce solare in arrivo e non si sono mai formate sul lato notturno, lasciando che il calore irradiasse nello spazio.

Queste condizioni di freddo, tuttavia, dipendono dal fatto che Venere nella sua giovinezza era simile a com’è attualmente, anche se i ricercatori hanno aggiunto un oceano, il pianeta ha mantenuta intatta la sua topografia e continua a muoversi lentamente, impiegando 243 giorni terrestri per completare una singola rotazione. Se si fosse mosso come la Terra la temperatura sarebbe salita molto più in fretta.

Oggi Venere è inabitabile, con elevate concentrazioni di zolfo e azoto nell’atmosfera, temperature elevatissime, forti venti, alta pressione a livello del suolo. Molte di queste caratteristiche sono date dal suo intenso effetto serra. Le nuvole oggi sono sparse su tutto il pianeta, non permettendo alla radiazione di irradiare nello spazio. 
Poche sonde sono arrivate sul suolo venusiano e tutte quante sono andate incontro ad una rapida morte.

Lo studio di questi pianeti vicini ha però un’importanza fondamentale per l’esobiologia, perché’ possono essere usati come metro di paragone per determinare le condizioni di abitabilità: “Non si tratta di un punto nello spazio, ma di un punto nello spazio e nel tempo: la questione è per quanto tempo un pianeta può potenzialmente mantenere gli oceani, e se questo tempo è abbastanza lungo per essere considerato un buon candidato per l’origine e l’evoluzione della vita”.

Testo: Luca Tonietti
Foto: phys.org
Fonte: https://www.scientificamerican.com/…/hellish-venus-might-h…/