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Il Tempio di Piceras

Dopo secoli di dibattito sul senso e sul significato della vita, Daniel E. Koshland Jr. tenta di chiudere la questione pubblicando sulla nota rivista “Science” un articolo, nel quale elenca sette possibili prerequisiti che un organismo deve possedere per essere considerato vivo. Al fine di rendere tutto più chiaro, il Signor Koshland si immagina che ci siano 7 pilastri che tengono su la volta di un tempio greco al quale da il nome di “Tempio di PICERAS”.

Vediamo ora a cosa corrispondono i pilastri e per cosa sta l’acronimo PICERAS.

1) Il primo pilastro (P), corrisponde al termine “programma”. Un’entità definita viva deve essere caratterizzata da qualcosa che ne renda stabile: la morfologia, il comportamento e la fisiologia. È necessario un programma che possa trasmettere l’informazione genetica (acidi nucleici) per il corretto funzionamento di tutto l’organismo.
2) Il secondo pilastro (I), corrisponde al termine “improvvisazione”. Una forma di vita, per essere tale deve avere un programma che è in grado di improvvisare in funzione dell’ambiente e delle condizioni esterne. Il concetto di improvvisazione arriva ancora prima dell’adattamento.
3) Il terzo pilastro (C), corrisponde al termine “compartimenti”. La vita per avere origine deve svilupparsi in spazi delimitati. Oggi noi vediamo la cellula, la quale è un compartimento delimitato dalla membrana plasmatica. La cellula è però solo il punto di arrivo, il punto di partenza si pensa siano stati i feldspati o altre rocce porose. 
4) Il quarto pilastro (E), corrisponde al termine “energia”. Ogni organismo vivente necessita di mantenere un flusso di energia che corrisponde ad un metabolismo.
5) Il quinto pilastro (R), corrisponde al termine “rigenerazione”. Il programma di un essere vivente deve essere in grado di ripararsi poiché’ sottoposto ad usura. Da questo concetto si deriva quello di riproduzione e di duplicazione.
6) Il sesto pilastro (A), corrisponde al termine “adattamento”. Entra in gioco il processo evolutivo, il programma diventa variabile grazie all’improvvisazione, la quale da origine all’adattamento. Un organismo si adatta all’ambiente in cui si trova nel miglior modo possibile.
7) Il settimo e ultimo pilastro (S), corrisponde al termine “seclusion”. Questo concetto è il più complesso. Nei sistemi viventi esistono reti di processi che sono sempre rispettate nella loro direzionalità. Da A->B->C->D, con una certa dose di elasticità, ma mai (se non con tempi consoni all’evoluzione) si fa D->A->C->B o quant’altro.

Se un ente possiede tutte queste caratteristiche, questo viene considerato vivo (per la maggior parte della comunità scientifica). E’ molto importante notare che queste qualità definiscono cosa deve possedere un essere vivente per essere tale, ma non definiscono però il concetto di vita.

Testo: Luca Tonietti
Immagine e fonti: sciencemag.org (volume 295, 22 Marzo 2002)