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Arum italicum, il Pan di Serpe che Emette Calore

Il gigaro chiaro, o Arum italicum, è una piccola pianta erbacea dei sottoboschi appartenente alla famiglia delle Araceae. Viene comunemente conosciuta come calla selvatica o pan di serpe, è una pianta erbacea velenosa che viene coltivata anche a scopo ornamentale in vaso e nelle aiuole del giardino.

Il nome scientifico del genere (Arum) deriva dal greco Aron che significa “calore” e si riferisce al fatto che queste piante quando sono in piena fioritura emettono calore (caratteristica particolare del genere). Il nome scientifico (italicum) si riferisce alle località dei primi ritrovamenti.

Sono piante alte dai 4 ai 10 cm. La caratteristica più interessante di questa specie è la particolare forma dell’inflorescenza: uno spadice racchiuso da una grande spata affusolata. La forma biologica è geofita rizomatosa o anche “geofita tuberosa”, ossia sono piante perenni erbacee che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamati tuberi.

Le radici di Arum italicum sono secondarie fascicolate da rizoma. Il fusto nella parte ipogea è un robusto rizoma tuberiforme ovoideo, la parte epigea è inserita direttamente nel rizoma. Il fusto è compresso all’interno delle guaine dei piccioli fogliari. Le foglie sono grandi ed hanno la lamina interna a forma sagittata o astata con tre lobi. Il lobo apicale è lanceolato, mentre quelli basali sono divergenti. Il picciolo è lungo e sfumato di rossiccio. Le foglie si sviluppano in autunno (da luglio, fine fioritura, a settembre la pianta romane sotto forma di bulbo sotterraneo) e svernano in primavera.

I parenchimi fogliari differenziano cloroplasto non solo nella lamina, ma anche nell’intero spessore del picciolo. I cloroplasti dello strato più interno del picciolo si sviluppano in condizioni di ombra estrema e contengono tilacoidi fortemente appressati e con antenne del fotosistema II molto estese. La variegatura della lamina fogliare non è associata a speciali caratteristiche dei cloroplasti, ma è dovuta alla diversa organizzazione anatomica del tessuto a palizzata.

L’inflorescenza si compone di tanti piccoli fiori sessili. Lo spadice è lungo e giallo ed è avvolto da una grande spata convoluta di colore verde pallido e lunga il doppio dell’inflorescenza. I frutti sono delle bacche. Dopo la fecondazione la spata subisce un rapido avvizzimento e così si rendono visibili le bacche carnose di colore scarlatto.

Tutta la pianta è velenosa; solo il contatto con la pelle provoca dermatiti. Si sono verificati casi di avvelenamento da Arum italicum mortali in bambini attratti dalle sua bacche rosse, anche se difficilmente vengono ingerite in grande quantità, poiché la loro masticazione crea immediato dolore alla bocca. Il componente velenoso è l’acido ossalico (in particolare i cristalli di ossalato di calcio) che però scompare con la cottura.

La parte ipogea di questa pianta contiene amido e alcuni principi tossici. Altre sostanze contenute: gassi e saponine. La pianta ha in genere un sapore acre di pepe. Nella medicina popolare un preparato polverizzato di tuberi veniva usato come antielmintico (elimina vermi e parassiti) e antireumatico (attenua i dolori dovuti all’infiammazione delle articolazioni).

Questa pianta ha spesso interessato i botanici per la particolarità di trattenere i vari insetti pronubi finche’ non sia avvenuta la fecondazione degli ovuli. Gli insetti sono attirati dall’odore (nauseabondo per gli uomini) emanato dai fiori e da diverse sostanze zuccherine prodotte nelle zone di estroflessione dell’inflorescenza; ma anche dalla temperatura più elevata della temperatura ambientale (fino a 14 gradi superiore) prodotta all’interno della spata.

L’aumento della temperatura è causato dalla intensa traspirazione dello spadice. Alcuni ricercatori hanno anche riscontrato una forma “paraboloide dimetrica” per la spata in modo da convergere meglio i raggi solari, è da notare che la spata aperta è sempre rivolta a sud.

La foto di copertina è stata scattata nel parco di Monza in una zona del “sottobosco” vicino al fiume Lambro. Incredibile come una specie così particolare di pianta si possa ritrovare proprio dietro a casa. Come mi è solito affermare, non serve andare su altri pianeti per rimanere affascinati dalle stranezze che possiamo incontrare qua. Piante che producono calore, grande Giove!

Autore: Luca Tonietti

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Arum_italicum

https://web.archive.org/web/20120306164404/http://www.edb.ups-tlse.fr/equipe3/MG/publis/ital%20reprod.pdf

http://rparticle.web-p.cisti.nrc.ca/rparticle/AbstractTemplateServlet?calyLang=eng&journal=cjb&volume=81&year=2003&issue=6&msno=b03-060